Con la sigla DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) si fa riferimento a difficoltà dello studente nelle abilità di base, ovvero la lettura, la scrittura e il calcolo, che non diventano mai, come normalmente accade con l’apprendimento, processi automatici. La Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità (Cc-ISS, 2011) definisce i DSA “Disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Essi infatti interessano le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici.” Questa definizione evidenzia una prima importante informazione: gli studenti con DSA hanno un’intelligenza nella norma, a volte addirittura superiore, per cui riescono a cogliere gli elementi essenziali degli argomenti in modo del tutto corretto. La differenza quindi rispetto ai compagni sta non tanto nel quoziente intellettivo, quanto nelle strategie di apprendimento che utilizzano: prediligono infatti l’apprendimento esperienziale e per immagini, piuttosto che quello astratto/verbale, processano le informazioni in modo più complesso e dinamico che sequenziale. Alcuni bambini possono poi avere difficoltà nell’organizzazione dei materiali (ciò influenza grandemente l’efficacia del metodo di studio) e nella sequenza temporale (corretta identificazione di orari, giorni, stagioni, ecc.).
Difficoltà nella lettura: la Dislessia
Con il termine Dislessia si intende il Disturbo Specifico della Lettura, ossia la difficoltà dello studente nel leggere in modo accurato le parole, causa di una lettura lenta e poco fluente e di una comprensione del testo ridotta. In pratica, si manifesta con un deficit di processamento dell’informazione visiva, che comporta inversioni di lettere, errori di specularità, parole percepite sovrapposte tra loro o in movimento e ridotta abilità di focalizzazione su singoli elementi.
Spesso alla dislessia sono associate ulteriori difficoltà, quali la disortografia, la disgrafia, lievi difficoltà nel linguaggio orale, fatica nel recuperare termini appropriati o nel memorizzare parole nuove, nel calcolo mentale e nella memorizzazione delle tabelline (discalculia).
I primi segnali appaiono durante la seconda o terza elementare, ma elementi precoci possono comparire addirittura durante la scuola materna, ad esempio la difficoltà nel riprodurre i suoni delle rime e delle filastrocche, dovuta a una cattiva organizzazione dei suoni linguistici.
Difficoltà nella scrittura: la Disgrafia e la Disortografia
La Disgrafia è un disturbo che comporta difficoltà nella realizzazione grafica della scrittura (la grafia, appunto). Si manifesta di solito a partire dalla terza elementare, quando il bambino inizia ad automatizzare i gesti della scrittura e a personalizzarli.
I bambini disgrafici hanno spesso un’impugnatura scorretta della penna e faticano a organizzare lo spazio sul foglio, ossia lasciano spazi irregolari tra le parole e tendono a scrivere in salita o in discesa rispetto alle righe, spesso invertendo la direzione del gesto. La scrittura risulta quindi alterata e disarmonica, spesso illegibile.
Si possono riscontrare difficoltà anche nella copia e produzione autonoma di figure geometriche o nella riproduzione di immagini, che risulta carente di particolari, nonché difficoltà a ricordare come scrivere una lettera o una parola, a causa dei deficit di codifica a carico della memoria di lavoro. Inoltre, le capacità motorie di alcuni bambini disgrafici sono molto deboli e per questo faticano nelle attività quotidiane, come ad esempio abbottonare le camicie o allacciarsi le scarpe.
I bambini con disgrafia possono restare indietro nel lavoro scolastico perchè impiegano molto tempo a scrivere e a prendere appunti. Ciò può causare scoraggiamento ed evitamento di tutti quei compiti che richiedono l’uso della scrittura.
Con il termine Disortografia si intende invece uno scarso controllo ortografico. Nello specifico, comporta evidenti problemi nella gestione delle regole grammaticali (al punto da rendere difficile la comprensione di quanto scritto), errori nell’analisi del testo, errori frequenti durante la copiatura e la dettatura, errori di ortografia, omissione di lettere necessarie in una parola, lentezza, esitazione e povertà nella scrittura. Questi errori degli studenti con disortografia rimangono spesso inosservati perché confusi con i normali problemi riscontrabili durante l’apprendimento. E’ solo quando perdurano nel tempo e si intensificano che vengono attenzionati in modo appropriato.
La disortografia insorge il più delle volte in concomitanza con la dislessia (ma può manifestarsi in maniera isolata) e dunque anche in questo caso la diagnosi viene effettuata normalmente alla fine del secondo anno di scuola elementare.
Difficoltà nel calcolo: la Discalculia
La Discalculia è codificata come «Disturbo specifico dell’apprendimento con compromissione del calcolo» e include difficoltà nella comprensione del concetto astratto di numero, nella memorizzazione di elementi aritmetici e nel ragionamento matematico.
Gli studenti con discalculia riescono ad apprendere e memorizzare i processi di base della matematica, senza però comprenderli a livello logico: possono imparare a memoria che 5+5 è uguale a 10, ma non sanno spiegare il perché, il che rende difficile la replicazione della regola sottostante l’operazione.
Già durante la scuola materna il bambino mostra difficoltà nel contare e nell’attribuire numeri a oggetti: non riesce a riconoscere i simboli numerici ( ad esempio, non collega il simbolo 6 alla parola “sei”), fatica a legare un numero a una situazione di vita reale, mostra difficoltà nel ricordare i numeri (soprattutto nel giusto ordine), stenta a ordinare gli elementi per dimensione, forma o colore ed evita giochi in cui è richiesto l’uso dei numeri, il conteggio e altri concetti matematici.
Durante la scuola elementare ha difficoltà a riconoscere i numeri e i simboli, fatica nella riproduzione del calcolo di base, usa spesso le dita per contare invece del calcolo mentale, non riesce a pianificare la soluzione di un problema di matematica. Presenta inoltre difficoltà a distinguere la sinistra dalla destra, ad orientarsi, a ricordare i numeri di telefono e i punteggi ottenuti in un gioco e se può evita totalmente il gioco in cui è richiesto l’uso dei numeri.
Al liceo lo studente fa molta fatica ad applicare i concetti matematici alla vita quotidiana (ad esempio, non riesce a misurare gli ingredienti di una ricetta), cerca strategie per non perdersi e usa tattiche per aggirare i problemi (come l’uso di tabelle e grafici).
Perché tanta attenzione verso i DSA
I bambini e ragazzi con DSA mostrano disagio psicologico più o meno marcato, sia rispetto al percorso scolastico sia di fronte ai compagni di classe, sentendosi sempre indietro e quindi inferiori ai pari. Vi sono quindi ricadute sul tono dell’umore e sull’autostima, con conseguente apparizione di emozioni e comportamenti disfunzionali, come ansia eccessiva in concomitanza delle verifiche, impulsi aggressivi verso gli altri e rifiuto della scuola. Gli studenti possono esitare ad ammettere di non aver capito qualcosa durante la lezione e perdere motivazione verso l’apprendimento anche a causa dell’enorme fatica che spesso fanno durante l’esecuzione dei compiti assegnati e delle verifiche. Non è un caso quindi che i DSA siano la causa principale delle difficoltà scolastiche e di abbandono della scuola. In Italia, la diagnosi di questi disturbi è spesso insufficiente e le stime riferiscono che almeno due studenti su tre con dislessia non ricevono una valutazione nè un trattamento adeguato durante il percorso scolastico, con il rischio di avere difficoltà anche in età adulta, nel mondo dell’università e del lavoro. Ecco dunque perché è essenziale riconoscere, diagnosticare il disturbo il prima possibile e pianificare interventi efficaci, che mirino alla costruzione di competenze specifiche e di un efficace metodo di studio, nonché al sostegno psicologico dello studente.
Cosa fare se sospetti che tuo figlio ha un disturbo dell’apprendimento
Solitamente sono le maestre durante le attività scolastiche ad osservare le prime difficoltà nel bambino e avvertire i genitori.
La diagnosi deve essere effettuata da uno specialista, di solito Neuropsichiatra Infantile, Psicologo o Logopedista, il quale si occuperà anche, insieme ai genitori e alla scuola, di stilare il Piano Didattico Personalizzato (PDP), dove verranno riportate le strategie e gli strumenti compensativi e dispensativi utili ad agevolare il percorso scolastico del bambino (vedi https://www.istruzione.it/esame_di_stato/Primo_Ciclo/normativa/allegati/legge170_10.pdf).
E’ previsto anche il sostegno di un Tutor DSA nel doposcuola, che affianchi lo studente in modo strutturato e continuato nel tempo, al fine di costruire un metodo di studio personale ed efficace. Sono ormai numerose le ricerche che mostrano l’importanza degli aspetti metacognitivi e di un approccio autoregolato allo studio. Nello specifico, è fondamentale insegnare allo studente a comprendere le richieste del compito e la sua difficoltà, a pianificare le varie fasi per svolgerlo, a costruire delle strategie per affrontare in modo efficace lo studio, a prevedere l’esito finale del lavoro svolto, monitorando e valutando di volta in volta il processo, i risultati e i progressi ottenuti. Questo obiettivo si concretizza anche attraverso la capacità del bambino/ragazzo di individuare le proprie criticità e i propri punti di forza e in questo senso il Tutor assume il ruolo di facilitatore, fornendo allo studente un valido sostegno affinchè raggiunga una maggiore consapevolezza di sé, un adeguato senso di autoefficacia e autostima e, alla fine del percorso, una completa autonomia.
I Trattamenti
Per quanto riguarda i trattamenti, vale la pena citarne alcuni:
- Per la dislessia, viene spesso applicato il trattamento sublessicale, programma di lavoro che mira all’automatizzazione dell’identificazione della sillaba (c’è anche un’app costruita per agevolare questo percorso, chiamata WinABC).
- Per la disortografia, gli strumenti compensativi tecnologici più spesso utilizzati sono il correttore ortografico e il riconoscimento vocale. Nei casi in cui questi non siano sufficienti, si preferisce sostituire le verifiche scritte con quelle orali. A livello riabilitativo, vengono effettutate attività che favoriscono le abilità meta-fonologiche (come la segmentazione fonetica, che interviene nel passaggio dalla parola orale a quella scritta) e l’associazione tra grafemi e fonemi.
- Il trattamento per la disgrafia varia e può includere esercizi motori per rafforzare il tono muscolare e migliorare la coordinazione occhio-mano, nonché esercizi cognitivi che mirano a migliorare la memoria. L’uso del computer nell’esecuzione dei compiti è inoltre consigliato rispetto alla penna.
- Per quanto riguarda la discalculia, è utile usare oggetti concreti per agevolare la comprensione delle operazioni astratte, come blocchi che rappresentano i valori in base 10, monete, piste numeriche, metri rigidi. L’uso della calcolatrice va considerato al fine di ridurre il carico della memoria di lavoro, ma non deve sostituire un adeguato programma di stimolazione delle competenze.
Dott.ssa Silvia Budello – Psicologo presso Helios Medica